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Ormai da tempo aveva deciso che si trovava nel passaggio tra l'infanzia e la vecchiaia di un destino personale e intrasferibile, di una vita che nessuno avrebbe vissuto al posto suo, né più, né meno, né meglio, né peggio. Gli altri potevano andarsene affanculo.
28 set 2010
Zitto!
In questo gioco
parli l’inguine:
vuol recitare alla tua bocca
il rosario
dei miei appetiti.

Indecente
una preghiera
ritrovi sulla mia lingua
l’orgia di sapori
e parole pagane, tutt’uno.

Sfuggente
geometria di cosce
sbarra l’accesso
ai petali vermigli,
dove ti voglio piegare
E inferocire.

Per respirarti
non dalle labbra rosa
ma da quelle infiammate,
gocciolanti
e lasciarvi la mia retta
all’infinito.

Spazzolo ciglia
in bacio di farfalla
arroccandomi
mela carnale
ai tuoi lombi

E non senti
i muscoli contrarsi?
La pelle fremere?
Le dita premere
la tua nuca contro il fatale
bassoventre?

È un’arma dolce
puntata in faccia
il tuo fucile
- testa di cobra -
Sotto il palato la canna
vibra,

quando la punta sputa
la sua gloria biancastra
concedimi il sonaglio fra le gambe
aperte
La mia testa scompare
in un triangolo d’ombra sudicia

La grotta
protesa al delirio
felice
ingoia la carne esplosa
di luce
E batte un palpito.

E batte un palpito.
E batte.
E batte.

E batte un palpito
di Annachiara De Pippo & Ezio Tullo
Fotografia: Francesco Napolitano ©



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